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lunedì 19 marzo 2012

Primo raccontino

“Non c’è nulla da temere dall’ignoto”.
L’uomo continuava a ripeterselo mentre procedeva da solo lungo il ciglio della strada.
Camminava all’indietro, in modo da poter vedere le vetture che giungevano e poter così esibire in tempo il pollice alzato.
Cercava qualcuno che gli offrisse un passaggio.
La destinazione non aveva importanza.
La sola cosa che importava era la persona che l’avrebbe accolto in macchina, perché quella persona sarebbe stata la sua prossima vittima.
L’uomo era un assassino.

Un tempo, quando era ancora ragazzo, le parti erano invertite.
Lui era quello che guidava, e le sue vittime gli ignari autostoppisti.
Ma le cose non potevano funzionare in quel modo.
Anzitutto non era mai certo di trovare qualcuno bisognoso di un passaggio, e i suoi bisogni non potevano attenersi al caso.
Inoltre, anche se si prometteva sempre di non ricascarci, stando alla guida aveva modo di effettuare una selezione sulle sue prede.
Gli autostoppisti a lato della strada sfilavano davanti a lui come pietanze sul banco self-service di un ristorante, e lui poteva sempre scegliere ciò che preferiva: dolce o salato, uomo o donna, carne o verdura, giovane o vecchio.
In questo modo però si era ridotto, nel corso degli anni, a scegliere sempre la stessa tipologia di individui, che risultava ormai quasi una pietanza insipida.
Ormai era diventata una noiosa routine.
Quella notte, quindi, aveva deciso di cambiare, di cercare una nuova emozione, mettendosi nei panni di quella che solitamente era la sua preda.
Si sarebbe aspettato di essere spaventato, ma non lo era.
Provava solo una lieve euforia.
D’altronde, si ripeteva, non c’era nulla da temere dall’ignoto.

Finalmente un’auto si fermò accanto a lui.
“Dove stai andando?” chiese il ragazzo alla guida.
L’uomo lo guardò. Aveva un aria familiare, dove l’aveva già visto? “Vado dove vai tu”.
“Ok, allora salta su” disse il ragazzo aprendogli la portiera.

Il principio alla base dell’autostoppismo è la fiducia reciproca. Chi accoglie uno sconosciuto nella sua auto non può sapere quali siano le sue reali intenzioni, ma allo stesso modo anche la persona che sale ignora quelle del conducente.

Non appena la macchina ripartì l’uomo si mise a osservare il ragazzo al suo fianco, la sua prossima vittima.
Doveva avere circa vent’anni, ed aveva una corporatura simile alla sua. Ma sopraffarlo non sarebbe stato un problema: lui aveva dalla sua l’esperienza.
Quello che lo turbava era l’idea di averlo già visto da qualche parte. Dove poteva averlo già incontrato?
Pensò che negli anni aveva viaggiato in lungo e in largo per la nazione, e quindi era facile che il volto gli ricordasse qualcuno che aveva conosciuto.
Ma no, non poteva essere quella la spiegazione. Il ragazzo aveva un’aria troppo familiare, sembrava un amico, un fratello perduto.
Malgrado questi dubbi, si disse, doveva procedere, doveva portare avanti il suo intento. Arrivati a questo punto doveva solo convincere il ragazzo ad accostare con la scusa di prendere qualcosa dalla borsa che aveva messo nel bagagliaio, poi l’avrebbe convinto a uscire dall’auto e…

Ma proprio mentre rifletteva sul da farsi si rese conto che il ragazzo alla guida era uscito dalla strada principale per imboccare una via secondaria. Poco dopo abbandonò anche quella strada per prenderne una sterrata, ed infine si fermò in un luogo isolato.
L’uomo non capiva perché il ragazzo avesse fatto ciò, ma si disse che era un problema in meno per lui.
D’un tratto il ragazzo scese dall’auto.
Perché l’aveva fatto?
Non aveva importanza, pensò l’uomo scendendo a sua volta.
Era giunto il momento di compiere l’ennesimo omicidio.

Si girò verso il ragazzo, ma proprio mentre stava per fare la sua mossa lui lo precedette.
L’uomo ebbe solo un attimo per vederlo, per vedere lo stesso sguardo folle che anche lui riservava alla sue vittime prima di aggredirle, poi il ragazzo si lanciò su di lui.
Con un movimento istintivo si scansò, e rapidamente si voltò per vedere il suo aggressore.
Il ragazzo stava di fronte a lui con in mano un coltello.
Voleva uccidere.

I due iniziarono a lottare, ma in breve l’uomo ebbe la meglio sul ragazzo. Gli strappò il coltello di mano e glielo puntò al petto.
Il ragazzo lo guardo disperato, e finalmente il suo volto fu a una distanza tale da essere riconoscibile.
Quel volto, l’uomo l’aveva visto ogni volta che si era guardato allo specchio.
Quel volto era il suo.
Quel ragazzo era lui.
Era lui da giovane.
E ora si divincolava sotto di lui.
Non poteva ucciderlo.
Che ne sarebbe stato di lui se avesse ucciso il sé stesso del passato?
“Non c’è nulla da temere dall’ignoto” si disse.
E affondò la lama nel petto del ragazzo.

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